Biografia
Niccolò Biddau inizia la sua attività nel 1988 come fotografo freelance realizzando reportages in Estremo Oriente e in America Latina, successivamente si dedica alla fotografia di nudo e di moda in Italia e all’estero. A partire dal 1998, privilegiando il bianco e nero, focalizza la sua ricerca sui paesaggi urbani, sulla scultura e sulla fotografia d’interni.
Il 2002 segna una svolta nella sua produzione quando, indagando i cicli produttivi delle aziende, pone al centro del proprio linguaggio interpretativo “l’estetica della tecnologia”. Da questo momento si dedica intensamente a sviluppare questo tema, realizzando campagne fotografiche sulle eccellenze industriali del Made in Italy che vengono pubblicate su monografie, esposte in mostre e recensite dai più importanti media italiani. A ciò si affianca un nuovo nucleo di ricerca: complessi architettonici e monumentali con le loro componenti artistiche. Dal 2005, parallelamente alla sua attività di fotografo, diventa anche curatore di libri e di mostre incentrate sul tema della fotografia industriale italiana per conto di istituzioni e aziende.
Collabora con case editrici, istituzioni e industrie, realizzando campagne fotografiche direttamente commissionate per essere poi pubblicate su monografie, portfoli, campagne di comunicazione ed esposti in mostre.
Nel 2010 è stato giudicato dalla giuria del Black and White Spider Awards, composta da trentanove tra i più importanti decision makers della fotografia mondiale, per originalità, merito artistico e stile come uno dei migliori fotografi internazionali nell’impiego del bianco e nero.
Le sue immagini sono riconosciute per la sua capacità di ridisegnare i contorni della realtà delle cose riversandoci tutta la sensibilità soggettiva che una visione è in grado di suggerirgli. Adottando come linguaggio interpretativo il bianco e nero, è portato a lavorare sul vuoto e sul pieno, esaltando l’assoluto della materia attraverso la quiete che vi è imprigionata dentro. La sua fotografia si concentra sull’innata staticità degli oggetti industriali, delle forme scultoree ed architettoniche e questo viene comunicato attraverso i dettagli, quasi sempre celati, e che una volta individuati guizzano come materie vitali.
Come afferma Christian Caujolle, “Niccolò Biddau s’inserisce in una tradizione della fotografia caratterizzata da un’irreprensibile esigenza formale, dall’inquadratura e dal rapporto con le forme, dall’immagine che afferma la sua originalità, dalla luce nella sua perfezione. Un’esigenza che è al servizio di un amore per la materia e per le volumetrie degli oggetti e, al tempo stesso, della ricerca della struttura (fondamentale e spesso poco visibile) e di chi, quegli oggetti li produce. Vi è una volontà ostinata di ordinare le cose per cercare di capirle meglio e di dare loro un significato, sublimando la loro apparenza”.